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Borsa di studio 2025

L’Istituto IRPA istituisce due borse annuali: una per la sede di Ancona e una per la sede di Milano.

Ogni borsa di studio consiste in un importo di euro 1.000,00 euro annui, per un totale di 4.000,00 euro a borsa di studio nel quadriennio scolastico.
La borsa prevede una decurtazione di 1.000 euro dal costo della retta annuale.

Possono beneficiare della borsa di studio i candidati IRPA che:

  1. Siano regolarmente ammessi all’anno accademico IRPA 2025 (quindi in possesso di
    una laurea in psicologia o medicina e chirurgia, che abbiano concluso il tirocinio post
    lauream e che abbiano pagato la quota di iscrizione Irpa);
  2. Siano già iscritti all’Albo degli psicologi o dei medici e chirurghi all’atto di presentazione della
    domanda o abbiano già superato l’esame di Stato e siano in attesa di ricevere l’iscrizione
    all’Albo;
  3. Abbiano presentato la domanda di borsa di studio, insieme ai documenti elencati nel
    presente bando, entro i termini previsti di seguito.

Le domande dovranno pervenire entro e non oltre il 31 gennaio 2025

Scarica il bando

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Legami

Jonas Italia

Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi

La cura non significa tanto normalizzare, rimettere nel giusto ordine le cose, ma il gesto più alto della cura è quello di farci rialzare e di far ricominciare la vita. Quando a Lacan chiesero in cosa consistesse la psicoanalisi, Lacan rispose che la psicoanalisi è la possibilità che noi diamo alla vita di ripartire
Massimo Recalcati

Massimo Recalcati, animato dal desiderio di rendere possibile l’esperienza dell’analisi a costi accessibili, fonda nel gennaio 2003 “Jonas: Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi”, di cui è il presidente fino al 2007 .

Nei Centri Jonas viene offerto uno spazio d’ascolto che assegna valore centrale alla parola del soggetto che soffre, offrendo percorsi di cura, orientati psicoanaliticamente, accessibili a tutti e a tariffe sostenibili.

Da 20 anni punto di riferimento per la clinica dei nuovi sintomi, con 32 sedi sul territorio nazionale, Jonas offre uno spazio di ascolto e di cura a chi vive un disagio psicologico.

Maggiori informazioni

Società Cittadine di Psicoanalisi

Le Società Cittadine di Psicoanalisi nascono nel 2020 in seno al movimento Divergenze e disegnano una rete di formazione permanente e aperta nel campo della psicoanalisi tanto nella pratica clinica quanto nella ricerca teorica e culturale.

Le Società Cittadine di Psicoanalisi formano una rete che connette diverse città italiane tenute insieme da un legame transferale di lavoro in cui sono valorizzati lo studio, il confronto e l’approfondimento della psicoanalisi a partire dalla cornice teorica aperta da Sigmund Freud, Jacques Lacan e dai loro eredi.

La sola condizione di appartenenza alle Società Cittadine di Psicoanalisi è quella di socio.

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Leggi tutto …Legami

Giornate di studio IRPA 2024

“USCIRE DAL CHIUSO”. LA LOGICA DELL’EDIPO E IL SUO AL DI LÀ

A CURA DI CHIARA TARTAGLIONE E FEDERICO CHICCHI

Evento riservato ai docenti IRPA

I SESSIONE
venerdì 2 febbraio - ore 14.00
EDIPO ALLA PROVA DELLA CLINICA CONTEMPORANEA
Introduce e coordina: Chiara Tartaglione
Intervengono: Massimo Recalcati, Lucia Simona Bonifati e Mauro Milanaccio
Dibattito
Pausa - ore 16.30

II SESSIONE
venerdì 2 febbraio - ore 17.00
IL SOGNO DI EDIPO
Introduce e coordina: Chiara Tartaglione
Intervengono: Francesco Giglio, Valentina Galeotti e Gioele Cima
Dibattito

Chiusura dei lavori - ore 19.00/19.30
Buffet offerto dall’Istituto IRPA

II SESSIONE
sabato 3 febbraio - ore 10.00
UN EDIPO QUEER?
Introduce e coordina: Federico Chicchi
Intervengono: Silvia Lippi, Enrico Redaelli e Federico Leoni
Dibattito

Conclusioni e anticipazioni 2025 - ore 12.30/13.00

Giornata di Studio IRPA

 

Presentazione di casi clinici

La clinica psicoanalitica IRPA

Presentazione di casi clinici commentati

PALAZZO DEL COLLEGIO RAFFAELLO
PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 13 - URBINO

6 novembre 2024 - Sala Serpieri
Presenta il caso Marco Lazzarotto Muratori (psichiatra, psicoterapeuta, docente IRPA)
Commenta il caso Chiara Tartaglione (psicoanalista, psicoterapeuta, docente IRPA)

13 novembre 2024 - Sala Serpieri
Presenta il caso Carla Urbinati (psicoanalista, psicoterapeuta, docente IRPA) 
Commenta il caso Sara Riccardi (psicoanalista, psicoterapeuta, docente IRPA)

22 novembre 2024 - Sala Castellani
Presenta il caso Monica Carestia (psicoanalista, psicoterapeuta, docente tutor IRPA)
Commenta il caso Francesco Giglio (psicoanalista, psicoterapeuta, Direttore sede Irpa Ancona)

Gli incontri si terranno dalle 18,00 alle 20,00.

Ingresso libero senza prenotazione
Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Locandina evento

Anti-necrologia per Gérard Pommier

Trasmissione e lutto dell’analista

Di Silvia Lippi1

Simone de Beauvoir diceva che aveva avuto una bella vita perché aveva realizzato quasi tutti i suoi desideri di bambina2. Per quanto mi riguarda, non ho realizzato nessuno dei miei desideri infantili. Ho quindi avuto una vita brutta? No. Se ho l'impressione di non aver sprecato la mia vita, lo devo (o almeno è quello che credo), all'incontro con Gérard Pommier, che è stato il mio analista per molti anni. Durante l’analisi, ho scoperto che questi desideri erano inconsciamente costruiti per rimanere insoddisfatti — e ho imparato ad inventarne altri, tra cui quello di diventare io stessa psicoanalista. Una vita psicoanalitica è forse una vita la cui bellezza si confonde con il lutto dei suoi desideri di bambina: Gérard Pommier mi ha restituito alla bellezza della mia vita.

Gérard Pommier è morto il 1º agosto 2023. Per me, come per molte altre persone del mondo psicoanalitico, è una perdita inestimabile. I suoi scritti e i suoi insegnamenti sono stati molto influenti nel nostro ambiente. Gérard Pommier è stato senza dubbio uno degli psicoanalisti più letti della sua generazione, forse il più tradotto. È stato uno dei primi ad aver rotto con il linguaggio mimetico dell'ambiente lacaniano, per riallacciare con una lingua certamente piena di misteri, ma che non sono diversi da quelli dei racconti, delle leggende, dei miti e dei terrori d'infanzia — una lingua che non ha avuto paura della poesia — una lingua che non ha bisogno del non-senso per fare mistero, ma che è misteriosa per il suo stesso senso. Gérard Pommier ha contribuito a far nascere numerosi spazi istituzionali, all'interno dei quali molti di noi hanno acquisito la cultura teorica necessaria per essere analisti, creare quei legami di lavoro e di amicizia che fanno una comunità, e imparato quello che si deve per fare questo lavoro.

Ma un* psicoanalista non è solo uno scrittore, una ricercatrice o un'insegnante il cui apporto e il valore di trasmissione sono colti solamente attraverso i libri che restano, o le parole che si conservano. L'essere psicoanalista si realizza nell'atto psicoanalitico, e quindi nel segreto delle cure, tra due persone legate da un patto di parola che è loro assolutamente proprio. Credo quindi che per rendere conto dell'originalità di un* psicoanalista, della sua importanza per la nostra pratica, non si può fare niente di meglio che parlare dal punto di vista della propria esperienza di analizzante. Quello che è stato Gérard Pommier per la storia, ciò che ha voluto essere dal momento in cui si è voluto analista, si confonde con ciò che ha fatto come analista con le sue e i suoi analizzanti, e particolarmente con quell* che sono diventat* loro stess* analist*, e hanno prolungato nella loro pratica qualcosa che avevano imparato con lui, nell’analisi. Per queste ragioni, desidero realizzare una testimonianza sulla mia esperienza di analizzante, testimonianza realizzata ovviamente a posteriori, da parte di una persona che ha imparato da questa analisi l'essenziale di ciò che aveva bisogno di sapere per essere lei stessa analista. Che l'apprendimento del mio mestiere si confonda con l'apprendimento della gioia di vivere dice già qualcosa del privilegio di questa professione, tra l’altro piuttosto mal vista...

Questa testimonianza non sarà solo un omaggio, ma anche una riflessione sul regime particolare del lutto che incontriamo noi psicoanalist* quando il nostro analista muore. Sarà questione del lutto dell'analista, lutto che Lacan metteva al centro della sua riflessione sulla fine della cura3, nel suo doppio senso, genitivo oggettivo e soggettivo: il lutto che si fa del proprio analista morto, e il lutto che si fa come analista. Ed è certamente un lutto particolare, perché è alla fine un secondo lutto, un lutto ultimo. Spero che nel fondo di questa riflessione apparirà il volto di Gérard Pommier, nella sua insostituibile particolarità, come un ritratto o uno schizzo, rivolto tanto alle persone che lo hanno conosciuto quanto a quelle, molto più numerose, che non l'hanno conosciuto e a cui vorrei rivolgere queste poche righe.

DAL LUTTO AL DESIDERIO: UN'ANALISI CON GÉRARD POMMIER

Ho amato da subito Gérard Pommier. Questo, naturalmente, non sorprenderà nessuno: la psicoanalisi è sotto molti aspetti una terapia dell’amore che si fa per amore, attraverso l’amore. Ma la cosa non è meno straordinaria solo perché si tratta di un fenomeno estremamente ordinario. Senza questo amore, non sarei psicanalista, non avrei scritto, e non sarei capace di amare. Senza Gérard Pommier, non avrei capito la necessità per la psicoanalisi di rinnovarsi, di reinventarsi, sempre, con gli altri. Senza di lui non avrei capito l'importanza dell'impegno politico, né il pericolo di chiudersi nella doxa teorica dominante. Senza di lui non avrei capito l'interesse della causa femminista: Gérard Pommier ha denunciato, in un impeto febbrile, le abitudini maschiliste all'interno della nostra disciplina e la necessità di cambiare queste pratiche malsane. Ma soprattutto, Gérard Pommier mi ha insegnato che l'unico desiderio che conta è il desiderio che diventa atto. Lo ha dimostrato per tutta una vita con il suo desiderio di analista, desiderio che mi ha trasmesso con l'esempio di un impegno sincero e radicale nel campo della psicoanalisi. Gérard Pommier non voleva essere un analista: lo era. E nell'incontro con questo desiderio deciso, ho potuto decidere il mio.

Ma non è attraverso l'identificazione che passa il desiderio, e in particolare il desiderio dell’analista: esso si costruisce nella cura, arriva prima come sorpresa, e diventa poi una necessità. In “Costruzioni nell'analisi”, Freud fa un'analogia tra il lavoro dell’archeologo e quello dell’analista: questi aggiunge i pezzi mancanti della storia del* su* analizzante, come l'archeologo ricostruisce gli oggetti dell'antichità a partire dall'assemblaggio dei resti; ma come l'oggetto antico non sarà mai completamente ricostruito, così i buchi dei racconti nella cura non saranno mai completamente colmati4. Lo scopo dell’analisi non è di stabilire qualcosa di definitivo, di fisso, di irrevocabile, ma di costruire una nuova visione della propria storia e di quella del mondo, per poterlo abitare in un modo più inventivo e soddisfacente.

Se dovessi estrarre il filo conduttore, l'asse centrale della mia analisi con Gérard Pommier, direi che è stato il rapporto tra perdita e desiderio che ha segnato profondamente il nostro incontro. La cura è stata per me un lungo lavoro di lutto: lutto dei miei sogni immaginari, lutto dell'ideale, del fallo5 e degli oggetti edipici (i genitori e i loro sostituti) prima, e poi lutto per le persone care, che ho perso nel corso degli anni. Se dal punto di vista dell'inconscio la realtà psichica non si distingue dalla realtà effettiva, l’analizzante attraversa, durante la cura, delle separazioni effettive, degli abbandoni e delle morti reali. Da nessuna parte forse più chiaramente e più crudelmente che nella morte si pone il problema della relazione tra realtà psichica e realtà ordinaria.

Ogni cura non è che una storia di lutti, di ricongiungimenti, di invenzioni di nuovi oggetti, oggetti reali o immaginari, persone, cose, astrazioni... Ogni cura opera sulla relazione misteriosa tra l'oggetto perduto (fantasmatico o reale) e le nuove modalità di investimento degli oggetti. È impossibile separare la questione della perdita da quella del desiderio, perché la loro relazione è complessa, e non sempre logica.

Oggi che Gérard Pommier non c'è più, il mio desiderio d’analista persiste. E il mio desiderio d’analista porterà per sempre il segno della sua presenza. Questo desiderio si è formato con lui, attraverso perdite e invenzioni, lutti e nuovi investimenti d’oggetto, perché, come diceva Freud, gli oggetti del desiderio sono sempre instabili, mutanti, contingenti.

Se Freud ha affermato più volte che l'inconscio non conosce la morte6, ha insistito anche sulla difficoltà di investire gli oggetti del mondo, quando il soggetto perde una persona cara7. Io stessa ho vissuto questa situazione quando ho perso mio padre e mia madre, ma grazie al lavoro di lutto che ho potuto realizzare durante la cura, sono sempre riuscita a non perdere il desiderio che mi lega alla vita, quello che Lacan chiama “il Trieb più fondamentale”8, quello che dà la possibilità al soggetto di investire gli oggetti del mondo e di compiere azioni, come lavorare, scrivere e amare. Ma cosa succede quando l'oggetto perduto è l'analista stesso? Non quando l'analista è destituito dalla sua posizione d’ideale, o dalla sua funzione di grande Altro salvatore e supplente, né quando è stato deciso (consciamente e inconsciamente) dal soggetto di abbandonarlo perché l'analisi è finita, ma quando l'analista muore? Come pensare il lavoro del lutto, come poterlo realizzare senza la persona che fino ad allora lo aveva reso possibile? Questo mio scritto “testimonia” anche di questa questione ancora aperta, e senza dubbio contribuisce ad esplorarla. In lui si intrecciano lutto e desiderio, morte dell'oggetto e immortalità del desiderio.

NON-NECROLOGIA

Questo scritto non è una necrologia. Una necrologia dovrebbe ricordare che Gérard Pommier, nato a Marsiglia il 17 agosto 1941 e morto a Parigi il 1º agosto 2023, era psicoanalista, psichiatra e professore universitario. Darebbe indicazioni sulla sua formazione, il suo percorso, le sue tesi principali, le sue realizzazioni istituzionali più notevoli, insomma tutto ciò che di lui fa storia al di là della sua esistenza quotidiana. Essa dovrebbe, per mettere in rilievo l'importanza della sua pratica e della sua opera nella storia della psicoanalisi (in particolare in Francia), restituirla nel suo contesto, ripercorrere i suoi momenti fondatori, confrontarla con altre traiettorie, parlare delle alleanze e delle rotture, individuare i problemi profondi alla base di questa storia più o meno agitata in superficie, elencare i contributi più fondamentali nell campo teorico, nel campo clinico, nel campo istituzionale e politico. Per fare questo, ci vorrebbe un* storic* della psicoanalisi professionale — che io non sono. Purtroppo, coloro che oggi ricoprono questa funzione in Francia, con ogni probabilità non faranno nulla di tutto ciò. Le controversie che hanno agitato il mondo psicoanalitico negli ultimi decenni si prolungano all'infinito. La morte non blocca il risentimento degli uni verso gli altri. Neanche da defunti possiamo pareggiare i conti: dobbiamo espiare le nostre colpe dei vivi. Così, per non parlare della sua morte, si fa come se Gérard Pommier non fosse mai esistito —si fa del “non arrivé”, come direbbe Freud9. Decesso di Gérard Pommier? Non-evento. Ma non si tratta di un’indifferenza ordinaria del tipo, “Hai visto che Pommier è morto? — Ah, ecco. Doveva succedere. Mi passi il sale?”10 È un'indifferenza appassionata, un silenzio dalle guance piene, piene dell'aria di queste parole che non si vogliono far uscire di bocca, è uno sguardo che sfugge, un imbarazzo negato.

La non-necrologia di Gérard Pommier dice qualcosa della storia della psicoanalisi e del suo stato presente. Questo silenzio parla ancora. Il nome di Pommier appartiene oramai alla storia della psicoanalisi. Non solo ha formato un gran numero di psicoanalisti, me compresa, ma ha lasciato un'opera importante, tradotta in diverse lingue, che assicura la trasmissione della psicoanalisi post-lacaniana per le generazioni futures.

Certo, Gérard Pommier non era uno psicoanalista comodo. Non si affiliava facilmente alle cappelle psicoanalitiche che ancora oggi regnano nel nostro mondo. Non godeva di un (piccolo) potere ottenuto grazie a degli allineamenti politici senza rischi. Non scriveva libri per fare il figlio diligente di papà Lacan. E soprattutto, non faceva mai il maestro-psicanalista, e tanto meno il maestro-psichiatra: piuttosto che giocare la carta dell'autorità che il suo status di psichiatra patentato e psicoanalista riconosciuto gli dava, preferiva far esplodere i luoghi in cui il si era instaurato il “discorso del maestro”11, luoghi psicoanalitici e non solo12. Dalla sua esclusione, negli anni 80, dalla più grande associazione psicoanalitica lacaniana, l'École de la Cause Freudienne, fino ai recenti scandali scoppiati nel dipartimento di psicologia a Parigi 713, Gérard Pommier ha dimostrato che un* psicoanalista non è tenut* a limitare l’azione nel suo studio di libero professionista. Ma gli impegni politici non hanno mai ostacolato l’attività di psicanalista e di scrittore di Gérard Pommier. Ricordo che una volta, di fronte ad una mia lamentela riguardo ai miei molteplici obblighi lavorativi, che non riuscivo a mantenere, mi aveva detto: “Non si preoccupi: il tempo è estensibile.” Gérard Pommier era la prova che la sua massima valeva almeno per una persona, lui stesso! Strana convinzione nella potenza del desiderio: anche il tempo deve inchinarsi davanti ad essa.

Ma questo non è una necrologia. Vorrei solo qui riportare questo tratto di Gérard Pommier e l’influenza che ha avuto sulla mia analisi. Non so se la mia lontananza dalle scuole e dai luoghi istituzionali della psicoanalisi, il mio disgusto per qualsiasi posizione di potere, e il mio impegno per una psicoanalisi attenta alle esperienze psicotiche e alle interpellanze provenienti dai gruppi minoritari contemporanei, è il frutto della mia identificazione con Gérard Pommier, o una caratteristica propria del mio desiderio, che l’analisi mi avrebbe aiutato a rafforzare. Forse è stato il mio desiderio da-sempre-già orientato politicamente che mi ha condotto a Gérard Pommier, forse no, ma non importa. Freud, contro ogni approccio ideale del transfert, ha dimostrato che l'identificazione e l'amore possono facilmente sovrapporsi14. Quindi, la delucidazione del proprio desiderio, che un'analisi permette di fare, si realizza all’interno del sentimento amoroso. Dal momento che ogni desiderio è desiderio dell'Altro, come ci insegna Lacan15, è difficile sapere da dove viene e come si costruisce l'oggetto del desiderio, oggetto che è, per Freud, contingente. Lo stesso vale per il rapporto tra analista e analizzante, soprattutto quando quest'ultima vuole diventare analista. Questa capacità di poter rinunciare ad impadronirsi del proprio desiderio, di commensurarlo alla propria persona sociale, all’io, questa energia erotica che permette di sostenerne l'equivoco — il desiderio è “mio” o “dell’Altro”? —, è uno degli effetti più apprezzabili attesi in una cura.

GÉRARD POMMIER, ANALISTA POST-LACANIANO

Gérard Pommier era un allievo di Lacan, è stato un suo analizzante. Ma era un lacaniano un po' a parte, al punto che alcuni dei suoi colleghi non lo consideravano più un discepolo del maestro. Se la maggioranza degli e delle psicoanaliste della sua generazione si sono concentrat* soprattutto sull'esegesi del testo e sulla trasmissione del suo pensiero nel modo più puro e fedele, spesso in modo ammirevole (penso in particolare agli scritti di Colette Soler, sicuramente una delle migliori commentatrici di Lacan), Gérard Pommier, senza ricusare l'insegnamento di Lacan —la creazione nel 1996 della rivista La Clinique Lacanienne dimostra che non ha mai rinunciato a questo riferimento—, ha preferito utilizzare un linguaggio meno gergale e più personale per interrogare la psicoanalisi, una psicoanalisi radicata nella clinica16, nella sessualità17, nella cultura (la poesia, la filosofia...)18, nelle questioni contemporanee, come l'evoluzione dei movimenti di estrema-sinistra, la militanza politica e il femminismo19.

Gérard Pommier aveva capito il peso dell'eredità di Lacan per la psicoanalisi a venire, la difficoltà ad uscire dall'incantesimo del suo linguaggio, fatto di slogan, giochi di parole, neologismi e paradossi, basato su una cultura senza pari e sulla comprensione dei testi più arguti del suo tempo, dalla linguistica alla matematica, dall'antropologia alla filosofia. Aveva capito che la psicoanalisi sarebbe finita in un vicolo cieco se continuava a godere della sua complessità vertiginosa, incomunicabile ai non adepti, autoerotica, sotto il pretesto di poter conservare, in questo linguaggio magistrale, un mondo completo e autosufficiente.

Come dunque ricominciare la psicoanalisi — dopo Lacan? Come non fermarsi alla perifrasi, alla ripetizione dello slogan, al semplice commento lineare? Come estrarre tutti i benefici dell'insegnamento di Lacan, andare fino all’osso del suo insegnamento e della sua trasmissione, pur mostrandosi capaci di prendere un'altra strada? Insomma, come diventare un analista post-lacaniano? Possiamo oggi distinguere il neo-lacanismo, che consiste in una riattivazione letterale del messaggio del Maestro, e il post-lacanismo, che consiste in un'invenzione originale a partire dall'evento-Lacan, invenzione che permette di riscoprire come a nuovo la psicoanalisi20.

Credo che si possa rispondere a questa domanda dicendo: Gérard Pommier ha saputo introdurci verso un post-lacanismo autentico, abbandonando l'ossessione per le formule matematiche, la logica, la topologia, il non-senso, senza tuttavia rinunciare all'equivoco. Se c'è inconscio, è perché diciamo molto di più di quello che affermiamo: lapsus, motti di spirito, errori sintattici, sogni, sintomi, ecc. Lacan ha fatto di questa resistenza del segno sul senso, il punto di partenza obbligato per ogni rilancio dell'inconscio, in un'epoca segnata dalle proposizioni strutturaliste. Ed è questo contesto intellettuale e storico che lo ha portato a mettere l'accento sul non-senso, sul significante, sulla lettera, cortocircuitando ciò che, nella parola de* pazienti, può sembrare un puro bla-bla-bla (bla-bla-bla spesso guidato da ciò che i pazienti credono di sapere della psicoanalisi: “ho un problema con mio padre, con mia madre”, l’Edipo insomma).

In un momento in cui la clinica lacaniana “imponeva” agli psicoanalisti di accorciare le sedute, di dimenticare le interpretazioni, in una sorta di panico generale nei confronti di tutto ciò che poteva fare senso (dal lato dell’analista come dell'analizzante), in una sorta di minimalismo psicoanalitico di matrice modernista, di ispirazione concettuale (nel senso dell'arte concettuale), Gérard Pommier lancia un guizzo impaziente su tutta questa liturgia, per tornare alle grandi interpretazioni, spesso edipiche, che avevano stancato gli psicoanalist* (“È suo padre, è sua madre…”, ecc.). Gérard Pommier ha dimostrato che queste interpretazioni, anche se annegano nel senso, non fissano necessariamente il significato, e permettono di continuare a scavare all’interno del desiderio, fino a quando il sintomo, sintomo di cui l’analizzante si lamenta, scompare, o almeno cambia di registro.

L'INTERPRETAZIONE CHE FA SENSO (NEL LUTTO): UN ESEMPIO CLINICO

Vorrei prendere un esempio che mostri in che modo senso e lutto sono in relazione tra loro, aspetto clinico che è stato tra l’altro sottolineato da Lacan nell'ultimo capitolo del suo seminario su Il Trasfert: “L'analista e il suo lutto”21.

La mia analisi con Gérard Pommier era terminata da diversi anni. Ma nel 2021, decisi di riprendere quella che noi psicoanalist* chiamiamo una “tranche”, con lui necessariamente (e con chi altro?), a seguito della morte di mia madre, avvenuta l'anno precedente. La sua morte aveva risvegliato il mio sintomo bulimico, avevo una grande difficoltà a scrivere, senza contare il desiderio di morire che si manifestava importunatamene attraverso l’impulso improvviso di gettarmi sotto una macchina quando viaggiavo in bicicletta per Parigi (città che non manca certo di opportunità per tali fantasmi). Ma quello che mi preoccupava veramente era meno la morte nella strada che l'aumento di peso: cinque chili… o mio dio! Era questo che mi era insopportabile e mi rendeva infelice.

Ricordo che durante le mie prime sedute insistevo molto sul senso di colpa che provavo per non aver assistito come avrei dovuto mia madre nei giorni che avevano preceduto la sua morte, allora che i nostri rapporti erano quasi perfetti da molti anni. Come ho potuto abbandonarla? Come ho potuto andare in vacanza con il mio compagno nel momento in cui lei stava così male? Perché avrei dovuto aspettare ancora quindici giorni prima di andarla a trovare a Bologna, se lei si lamentava ogni giorno ed esprimeva una grandissima voglia di vedermi? Io che le dovevo tutto, a cui lei aveva dato tutto, quando lei aveva solo me, e mi amava da sempre più di ogni altra cosa al mondo... Come ho potuto, dopo tutti questi anni di analisi, essere così egoista, così ingrata nei suoi confronti? E una volta ritornata a casa, hop!, continuavo a mangiare tutto quello che trovavo nel frigo. Di settimana in settimana, i chili si accumulavano sulla bilancia, insieme alla disperazione nel mio cuore.

Ero perduta, il mio corpo si deformava e i miei scritti non aumentavano di una riga... Ed io che continuavo il mio ritornello in seduta. Fino a quando, un giorno, Pommier osa un'interpretazione: “Bisognerebbe attenuare la rivalità fra lei e sua madre.” Cosa? Che cosa aveva detto il mio analista? Pommier era davvero finito fuori strada? Non aveva capito niente: da anni io e mia madre eravamo in perfetta sintonia; essa non aveva mai testimoniato nei miei confronti la minima rivalità; se aveva espresso qualche preoccupazione in passato, era molto orgogliosa del mio percorso, aveva grande stima di me; ed io, da parte mia, avevo accettato da anni (attraverso l'analisi) che non avrei mai avuto un uomo perfetto come mio padre, cioè un uomo totalmente innamorato di me come lui lo era stato di mia madre (come non poteva essere altrimenti ovviamente...). Insomma, non c'era nessuna rivalità tra me e mia madre. Solo un vecchio psicanalista old-fashioned, ossessionato dall'Edipo, poteva fare una simile interpretazione. Come avrebbe potuto aiutarmi Pommier, con le sue interpretazioni edipiche di un'altra epoca, placcate alla cieca sulle sue pazienti? Non gli dissi niente della mia indignazione: lo amavo troppo. Ma era evidente che non prendevo affatto sul serio —coscientemente— la sua interpretazione.

Eppure, l'amore di transfert agiva, l'inconscio faceva la sua strada... Dopo qualche seduta, comincio infatti a prendere in considerazione, almeno ipoteticamente, l’interpretazione di Pommier, la lascio piano piano fare senso... Ci penso, ci rifletto, me ne ricordo di tanto in tanto. E mi rendo conto improvvisamente che da quando sono bambina, la lotta con mia madre si realizzava attraverso il cibo. Mangiare/non-mangiare era il nostro punto di disaccordo: lei voleva che io mangiassi e io mi ribellavo al suo desiderio e non mangiavo; lei voleva che io fossi bella e io mangiavo per rovinare il mio corpo e ingrassare, il tutto in un circolo vizioso senza fine. Era possibile che quello che Pommier chiamava la nostra “rivalità”, si fosse espressa, in passato, in una lotta a morte tra lasagne, tortellini, polenta, pizza e torta di ricotta da un lato, contro mele, pomodori, cetrioli e yogurt dall'altro (ovviamente, capovolgendo i lati a seconda del momento). I miei attacchi di bulimia e i miei digiuni dopo la scomparsa di mia madre potevano far pensare che questo combattimento fosse emerso di nuovo. Ma a che scopo? Allo scopo di ridare vita a mia madre, nel mio rifiuto —inconscio— di fare il lutto della sua persona. Rivalità dunque? Perché no, alla fine... Poco dopo l'interpretazione di Pommier, ho preso appuntamento con il mio nutrizionista, che ha strutturato la mia dieta, e mi sono rimessa a scrivere, in modo sicuramente eccessivo, compulsivo, “bulimico”, se posso permettermi. Non a caso ho cominciato a scrivere sul concetto di sorellanza in psicoanalisi, questione che mi ha permesso di ritornare sul rapporto tra madre e figlia, trattato sotto una nuova luce22. E, naturalmente, ho perso rapidamente i cinque chili di troppo.

L'interpretazione di Pommier aveva avuto il suo effetto. Il sintomo si era spostato, si era trasformato, il lutto era iniziato, e nello stesso tempo il desiderio aveva trovato un nuovo oggetto. Il combattimento con mia madre non si era interrotto, ma si era spostato in un luogo in cui non mi era impossibile investire nuovi oggetti: non più alimenti, ma frasi...

Il lutto non cerca di rinviare l'oggetto d'amore al nulla, diventato ormai la sua sola verità, ma cerca piuttosto di trovargli una nuova configurazione, un’altra modalità, un nuovo posto nella struttura psichica in cui il nostro amore goda della sua eternità, della sua indifferenza al tempo e alla morte. Un’indifferenza che è giustamente quella del desiderio23.

Così, il senso dell'interpretazione di Pommier è intervenuto direttamente sul sintomo, lasciando sussistere l'equivoco proprio ad ogni relazione tra madre e figlia, tra corpo e linguaggio, nell'insistenza della pulsione, che ripete la sua azione ma sempre diversamente, spostando continuamente il suo scopo e il suo oggetto. Si potrebbe dire, in linguaggio lacaniano, che l'immaginario che accompagna necessariamente il senso del discorso, dal momento che è legato al sintomo, poiché determinato da quest’ultimo, non è più quello dell’Io, come nello stadio dello specchio di Lacan24, ma quello del corpo, un corpo alterato giustamente dal sintomo, un corpo attraversato dall’affetto (affecté). Il dire (dell'analista e/o dell'analizzante) viene precisamente ad interpellare questo corpo, e lo trasforma. Perché il corpo che scrive è corpo come il corpo che mangia: grazie al lavoro dell'interpretazione, che è qui anche lavoro del lutto, sono passata dal corpo ingozzato al corpo scritto, dal corpo-bocca che ingoia, al corpo-lettera sulla carta25. Così, grazie a Pommier, ho imparato che una clinica contemporanea, che ai miei occhi deve essere una clinica del sintomo (e non dei fantasmi e dei racconti), non deve avere paura del senso, ma deve scoprire che cosa nel senso tocca il corpo. Ed è attraverso l'equivoco che si fa il legame fra corpo e linguaggio.

INVIO

Si verificherà, leggendo i suoi libri, che Gérard Pommier era solito fare delle interpretazioni di questo genere applicandole in ambiti diversi. Ha potuto spiegare, per esempio, i meccanismi della sottomissione politica attraverso il desiderio inconscio di farsi sodomizzare dal Padre26. Il valore di una tale interpretazione non ha nulla di una verità assertiva: essa dipenderà dalle conseguenze che avrà sulle persone a cui viene proposta. Ci sono stati molti dibattiti sul senso dell'interpretazione in psicoanalisi, confrontandola soprattutto al suo contenuto di verità, quando invece la sua funzione in analisi dipende dalla sua efficacità pragmatica. L'importante è comunque di sottolineare che Gérard Pommier non ha mai rinunciato al senso e al regime dell'interpretazione27. Un simile passo, naturalmente, non può avere per noi oggi lo stesso significato che aveva per Freud e per i fondatori (e le fondatrici) della psicoanalisi. Lacan è passato di qui. E del tempo è trascorso. Ho potuto imparare da Gérard Pommier un altro uso dell'interpretazione — un uso che si può dire autenticamente post-lacaniano. Non dover scegliere tra fare delle interpretazioni da un lato, e rinviare gli analizzanti al loro dire letterale dall'altro, ma poter utilizzare questi diversi procedimenti per un solo scopo: spostare il soggetto dal suo bla-bla-bla confortevole, sorprenderlo, intrigarlo. Ecco ciò che Gérard Pommier può insegnarci, praticamente, a tutt* noi analist* —ed è quello che lui mi ha insegnato attraverso l’analisi. L'analista è un bidone della spazzatura: tutto fa brodo! Deve accuratamente fare attenzione a non lasciare nulla alla discarica. Come lo aveva ben visto Agnès Varda nel suo bel film, La Glaneuse et les glaneurs28, l’analista è colui o colei che si abbassa per raccogliere ciò che è fatto per essere trascurato. Pommier non aveva paura di abbassarsi. A coloro che pensavano di farlo troppo, avrebbe senza dubbio risposto che non è possibile, in psicoanalisi, abbassarsi troppo.

La lezione che ho ricevuto, e che cerco qui nel bene e nel male di restituire, non sarebbe stata possibile senza questa caratteristica evidente di Gérard Pommier, e che nessuno può contestargli: un desiderio di analisi senza riserve. La libertà che Gérard Pommier aveva in quanto analista era sostenuta dalla sicurezza che gli dava questo desiderio che nessuno dei suoi e delle sue analizzanti non poteva non sentire, come si puo sentire il respiro di una bestia a cui ci si avvicina intimamente. La legge della vita e dell'impegno di Gérard Pommier era quella del desiderio, di un desiderio che diventa atto. La sua originalità, il suo coraggio, il suo spirito ribelle e solare, accompagneranno per sempre la psicoanalisi. Ho avuto la fortuna di stare al suo fianco fino alla fine, perché è fino alla fine che l'ho amato, con gioia e gratitudine.

Mi aveva detto, un giorno in cui mi lamentavo di essere stata esclusa da qualche istituzione, che se non fossi stata capace di entrare dalla porta, sarei comunque entrata dalla finestra. Se lei è uscito dalla finestra, mio amatissimo Gérard Pommier, non dubito che ritornerà dalla porta. Alla soglia di questa porta, io rimango.

 


1 Psicoanalista.

3 J. Lacan, Le séminaire, Livre VIII, Le transfert, Parigi, Seuil, 1991, pp. 462-463.

4 S.Freud, “Constructions dans l’analyse”, in Résultats, idées, problèmes, tomo II, 1921-1938, Parigi, PUF, 1985.

5 Nella psicoanalisi lacaniana, il fallo è il significante dell'insignificabilità del desiderio: nessuno l'ha e nessuno ne conosce il significato. Nella sua connotazione immaginaria, il fallo simboleggia l'istanza del potere che nel mondo etero-patriarcale è rigorosamente maschile, come lo dimostra il riferimento al membro eretto. Jacques Lacan, “La signification du Phallus”, in Écrits, Parigi, Seuil, 1966, pp. 685-695. Il fallo, in senso freudiano, è l'oggetto del desiderio della madre e l'oggetto che il bambino teme di non avere o di perdere. Esso simboleggia quindi, paradossalmente, la castrazione.

6 S. Freud, “Considérations actuelles sur la guerre et sur la mort”, in Essais de psychanalyse, Parigi, Petite bibliothèque Payot, 1981, p. 33.

7 S. Freud, “Deuil et mélancolie”, in Métapsychologie, Parigi, Folio, 1968, p. 147.

8 J. Lacan, Le séminaire, Livre VIII, Le transfert, op. cit., p. 463.

9 S. Freud, Inhibition, symptôme et angoisse, Parigi, PUF, 1999, p. 76. In francese nel testo.

10 Riprendo qui a modo mio il piccolo dialogo comico che Patrice Maniglier aveva scritto a proposito della morte di Claude Lanzmann: P. Maniglier, “Lanzmann, Claude”, in AOC (Analyse Opinion Critique), 27 dicembre 2018, https://aoc.media/critique/2018/12/27/lanzmann-claude-2/?fbclid=IwAR3w7JEn_PE0uPconJj8hD6cOM_A48VNEpMiiYWLj8FLFEEvcHifft5dC4g.

11 J. Lacan, “Radiophonie”, in Autres écrits, Parigi, Seuil, 2001, p. 447. Gli altri discorsi sono il discorso dell'università, il discorso dell'isteric* e il discorso dell'analista, a cui Lacan ne aggiungerà un quinto, il discorso capitalista.

12 Gérard Pommier si batteva anche, sin dalla sua partecipazione all'UNEF (Union National des Étudiants de France) —stava terminando all'epoca i suoi studi in medicina—, contro quello che Lacan chiamava il “discorso capitalista”: recentemente aveva aderito ai gruppi rivoluzionari dei “gilets gialli” (gilets jaunes), esperienza descritta in una delle sue opere più originali. G. Pommier, Occupons les Rond-point. Marx et Freud, Parigi, éditions le Retrait, 2019.

13 Gérard Pommier ha sostenuto moralmente e giuridicamente le studentesse che hanno accusato di molestie sessuali e morali alcuni professori del dipartimento di psicologia a Parigi 7. Nessuna di queste accuse ha avuto successo, alcuni sono terminati con dei non-luoghi e sono ancora in corso procedimenti giudiziari per diffamazione. Un rapporto dell'IGAENR (Inspection générale de l'administration de l'éducation nationale et de la recherche) ha rilevato una serie di disfunzionamenti all’interno della facoltà, come anche alcuni giornali francesi. https://www.lemonde.fr/societe/article/2021/06/02/a-l-universite-de-Parigi-climat-deletere-au-departement-d-etudes-psychanalytiques_6082493_3224.html ; https://blogs.mediapart.fr/les-invites-de-mediapart/blog/270620/harcelements-Parigi-7-madame-vidal-il-faut-mettre-fin-cette-situation-deletere; https://www.elle.fr/Societe/News/Harcelement-a-l-universite-une-fac-dans-la-tourmente-3794500.

14 S. Freud, “Psychologie des foules et analyse du moi”, in Essais de psychanalyse, op. cit, pp. 187-194.

15 J. Lacan, “Variantes de la cure type”, in Écrits, op. cit., p. 343.

16 G. Pommier, D’une logique de la psychose, Parigi, Point Hors Ligne, 1983 ; Le dénouement d’une analyse, Parigi, Point Hors Ligne, 1987 ; L’amour à l’envers. Essai sur le transfert en psychanalyse, Parigi, P.U.F., 1993.

17 G. Pommier, L’ordre sexuel, Parigi, Aubier, 1989 ; Du bon usage de la colère et quelques-unes de ses conséquences…, Parigi, Aubier, 1994.

18 G. Pommier, Naissance et renaissance de l’écriture, Parigi, P.U.F., 1993 ; Louis du néant. La mélancolie d’Althusser, Parigi, Aubier, 1998 ; La poésie brule, Parigi, Galilée, 2020.

19 G. Pommier, Féminin, révolution sans fin, Parigi, Pauvert, 2016 ; Occupons les Rond-point. Marx et Freud, op. cit.

20 Ho già attribuito il termine “post-lacaniano” à Massimo Recalcati in occasione della presentazione del suo libro. Massimo Recalcati, Jacques Lacan, La clinica psicoanalitica. Struttura e soggetto, Vol. 2, Cortina, Milano 2016.

21 J. Lacan, Le séminaire, Livre VIII, Le transfert, op. cit., pp. 462-463.

22 Queste tesi si sono precisate in un libro scritto a quattro mani che uscirà in libreria il 29 settembre 2023: S. Lippi & P. Maniglier, Sœurs, Pour une psychanalyse féministe, Parigi, Seuil, 2023.

23 Dopo la morte di mia madre, avvenuta il 31 luglio 2020, Gérard Pommier mi aveva scritto (riprendo qui la sua mail): “Cara Silvia, Grande lutto quello della morte della madre, inconsolabile. La madre ha una tale esigenza, una tale richiesta che nulla può soddisfare, che quando muore dovrebbe essere un sollievo. Si presenta spesso un desiderio segreto di farla scomparire, e accade che l'amore di un uomo o di una donna non sia mai abbastanza grande. Tra una figlia e una madre c'è un legame così forte che potrebbe non finire mai. Con questo voglio dire che, in qualche modo, sua madre non è morta e vive ancora un'altra vita. Mia madre è morta da molto tempo, ma mi capita ancora di chiamarla ad alta voce: ‘Mamma!’ Un abbraccio, Gérard”. Queste parole risuonano ancora forte nelle mie orecchie...

24 Per Lacan, lo stadio dello specchio permette al* bambin* (tra 6 e 18 mesi) di garantire la sua identità (l'Io). Ma il o la bambina percepisce la distanza tra la sua immagine unificata allo specchio (l'Io) e il suo corpo immaturo, sotto l'influenza della pulsione. Così, la funzione dell'Io non può realizzarsi senza la presenza di un Altro che confermi al* bambin*, attraverso l'uso del linguaggio, che egli o ella è (“Tu sei questo”). In altre parole, il soggetto ha bisogno dell'Altro per confermare la sua identità, l'Io è quindi per Lacan, dal principio, un essere sociale. J. Lacan, “Le stade du miroir comme formateur de la fonction du Je”, in Écrits, op. cit., pp. 93-100.

25 “[…] il ritorno della nostra chiamata infinita al godimento [si fa] sotto la forma delle lettere scolpite a partire dalla forma di ciò che esse evocano, cioè un corpo: questo corpo da sogno, che sarebbe pieno e godrebbe.” G. Pommier, Naissance et renaissance de l’écriture, op. cit., p. 205. Da qui in poi, tutte le traduzioni dai testi di Gerard Pommier sono dell’autrice.

26 È la tesi principale del libro Occupons les Rond-point. Marx et Freud. Un esempio di questa sottomissione, che condurra inevitabilmente alla ribellione, è dato nel passo seguente, piuttosto scabroso: “Nella sua Storia della Rivoluzione Francese, Michelet scrive che la rivoluzione è morta in questo giorno dell'autunno 1793, in cui i gruppi femminili, attrezzati per il combattimento, sono stati fermati. Un giorno, milioni di donne, inizialmente sole, si ribelleranno contro le loro condizioni. È una liberazione anche per gli uomini, femminizzati senza saperlo. Il proletario prende il posto della donna umiliata e poi sfruttata. Il modo di produzione (schiavista, feudale, capitalista) è il nascondiglio di una modalità di godimento inconscia. Lo sfruttamento si instaura grazie ad un certo grado di sottomissione “femminile”... almeno fino allo scoppio della rivolta. Oggi l'uomo “femminizzato” si solleva insieme alle donne. Quanto tempo perso per la rivolta! Maria Teresa dice: ‘È doloroso. Le labbra bruciano. Com’ è difficile usare la libertà per denunciare la mancanza di libertà’. ” G. Pommier, Occupons les Rond-point. Marx et Freud, op. cit., p. 155.

27 “Il colpo d’ascia dell’interprétazione riguarda la sorte che viene loro fatta: annuncia in filigrana la liberazione delle donne, denuncia la camicia chimica infilata ai bambini. Una volta il colpo d’ascia gettato, questo libera la parola. La liberazione della parola è l'avvenimento straordinario che fa scintille sui Rond-points, ed arde nella società, annunciatore di una nuova democrazia.” Ibid., pp. 150-151. I rond-points sono i luoghi di raduno dei gilets-gialli.

28 France, 2000.

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Presentazione di IRPA - Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata ETS.
Incontro online promosso dall'Ordine degli Psicologi della Lombardia - Forum delle Scuole di specializzazione in psicoterapia 2025

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